Scusi, che ha da guardare? // …zzo guardi tu, oh?

Ormai è evidente. A distanza di un anno dalla sua conclusione il mio lavoro di scribacchino per la multinazionale italiana dell’occhiale trendy ha lasciato segni profondi non solo nel mio vocabolario.
Mentre talvolta ancora combatto con gli incubi del ponte flessibile a tre intagli, delle aste grintose, della mascherina sfuggente, delle tonalità improbabili (avana striata, maculata, tigrata), delle metafore decomposte (vestire lo sguardo), ogni giorno mi confronto con un’altra tragicomica conseguenza. Accade dovunque, ma più spesso sui mezzi. Appena nel mio campo visivo entra un essere umano corredato di occhiale, io lo esamino (materiale, forma, colori, logo ribassato, logo scolpito, logo in madreperla, in tungsteno, in mollica di pane ecc.). In realtà cerco solo di capire al volo se è uno dei modelli di cui ho scritto e che effetto fa vederlo vivo – questo modello – dalle parole markettofone che usai.
Ma è un istinto incontrollabile, un riflesso condizionato evidentemente, ché a me non me ne fotte una mazza degli occhiali altrui. Preferisco leggere il mio libro in metro. O guardare una bella donna. Magari proprio una con su gli occhiali, ecco.
Ma prima che la ragione mi soccorra con questo pensiero, prima che io riesca a distolgliere lo sguardo, io li fisso quegli occhiali di fronte a me, appesi a facce anonime che non rivedrò mai.
Facce che spesso mi rimbalzano lo sguardo in modo più o meno ostile.
Quindi se per caso sali in metro, con indosso i tuoi occhiali e trovi me che inesorabilmente ti fisso e sto fissando proprio te, ebbene sii clemente nel tuo controsguardo.
È solo una piccola malattia la mia. Poi passa. E sarò libero di alzare gli occhi dal mio libro e guardare solo chi se lo merita, occhiale o meno.

2 Comments on “Scusi, che ha da guardare? // …zzo guardi tu, oh?

  1. inevitabilmente se si lavora su una cosa ci si rimane dentro. A lavorare in ceramica, sono finito ad analizzare le piastrelle dei cessi di mezza bologna. sono passati 5 anni e lo faccio ancora, che vita triste… 🙂

  2. pensa che vita difficile essere stati fidanzati con uno che scriveva per rilanciare gli oli per motore di camion e non aveva nemmeno la patente

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