Rapp-orto n.2: il peperone del peruviano

In principio furono i rapanelli. E dell’orto primaverile ho già raccontato qui. E di tutte le soddisfazioni che mi ha dato, a me, che prima di allora avevo un pollice color verde killer. Poi è venuta l’estate e hanno trionfato i pomodori e i peperoni.

Fallimenti pochi. Solo le cipolle lunghe rosse sono state realmente una sòla e hanno segnato il passaggio alla stagione autunnale. Ma forse avevo sbagliato qualcosa io.
Ora siamo qui che alleviamo finocchi, spinaci e cime di rapa. E rapanelli ovviamente. I finocchi però sono smilzi assai. Gli spinaci, nonostante il nome incoraggiante (Gigante de envierno), sono poco più di un germoglio. Le cime di rapa aspettano il trapianto. La bieta da taglio ricaccia. Le fragole le ho eliminate a ottobre. Ho provato a seminare le carote ma ancora nulla. I finocchi ci sono ma crescono smilzi e il vento li scuote e ogni tanto li abbatte.
I rapanelli, già, quelli sono tornati al loro posto, al lavoro, in due cassette ben messe. Affidabili come un esperto centromediano metodista.

Per il prossimo anno ho grandi progetti, oh yes. Progetto – udite – l’espansione verticale: scaffali IKEA (i vecchi Peter) che innalzano al sole le cassette con le piante. Sogno piante pensili che discendono dalle finestre superiori. Indago su alberi di mele casalinghi (ce n’è una varietà praticamente priva di rami). Mitizzo una vite americana che ràmpichi sull’intera facciata. Ho persino attaccato bottone con un signore che ha l’orto comunale qui dietro casa. E mi (s)batterò per ottenerne uno appena possibile. (Ma se lo danno solo ai pensionati? Mi pensionerò in anticipo.)

Ma quel che mi rode a me, gente, quel che mi rode è il peperone. Sì perché a metà settembre ho sbaraccato gloriose piante (estive) per far spazio alle carote (mai nate) e ai finocchi (tristanzuoli). Mi sono liberato dunque di 4 piante di peperoni che prevedevo inutili coi primi freddi. E invece no.
Ogni mattina quando esco, ogni qual volta passo davanti al portone, l’occhio mi cade su una piccola aiuola (per altro pubblica) grande non più di uno zerbino, esposta al sole tanto quanto il mio balcone, in cui il vicino peruviano ha messo una pianta di peperoni verdi.
Che sono ancora lì, grossi così.
A metà novembre.
E io rosico.

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