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[Accarezzando Michela, la stenografa perfetta]

Premesso che non ho la minima nozione di stenografia, in parlamento ci sono due tipi di pianisti.

I primi hanno uno stipendio congruo, rappresentano i cittadini e pigiano i bottoni anche due o tre alla volta per entusiasmo o cortesia, per fare un favore a un amico o uno al paese. E questi si chiaman pianisti ma è una forzatura. Bottonisti, pulsantieri, ditisti, via. Pianista è parola grossa, dai.

I secondi hanno uno stipendo – mi auguro – normale, non rappresentano nessuno se non se stessi e pigiano a una velocità pazzesca su dei tasti bianchi e neri di piccole macchinette a metà tra l’harmonium e la pianola Bontempi. E questi si chiaman pianisti e lo sono per davvero. Volano come lippe e sgravano su rotolini di carta tutte ma proprio tutte le cose che vengono dette nelle sedute parlamentari.

Con la sola esclusione di campanelli e cazzotti questi santi uomini loggano il quotidiano del legislatore. E lo fanno accarezzando i tasti di Michela. Così si chiama la diabolica macchinetta inventata dal signor Antonio Michela Zucco nel 1860.

Ora, a parte che nel 1860 che ancora non c’era nemmeno la patria, un signore brevettava ‘sta cosa a me mi pare già una bella storia. Che poi negli anni Ottanta arriva un altro signore che rivoluziona la macchina è un’altra storia. E poi che infine adesso arriva la nuova Michela è l’ultima storia. Poi basta. Poi io mi chiedo perché il Corsera, la mia fonte in questo caso, non mi spiega come diavolo funziona Michela. Perché non è mica semplice. Come fa uno con 10 tasti alla destra e dieci alla sinistra a scrivere miliardi di parole più o meno sensate, questo non dipende da lui. Mestiere faticoso, turni di cinque minuti, il problema dei dialetti, 150 parole al minuto (contro le 80 della segretaria-jet), ok, tutte cose interessanti, ma perché non mi dici come funziona ‘sto coso?

 



One Comment on “# parole & dubbi #[Accarezzando Michela,…

  1. funziona su combinazioni di tasti, accordi, che sono migliaia ed ognuno rappresenta un fonema, uno dei possibili suoni emessi dall’apparato vocale.
    E poi di nuovo il solito software che identifica la corrispondenza tra fonema e grafema e compone le parole per tentativi successivi controllando la correttezza ortografica su uno o più dizionari (personale, di lavoro, universale).
    sun ste cer? (trad:sono stato chiaro?)
    saluti
    Alberto

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