libri: grandi penne,…

libri: grandi penne, piccole consolazioni

Scrivendo (e sudando) si impara

In un paio di giorni ho digerito “Atto d’amore” di Joe R. Lansdale. E ne ho tratto stavolta un grande senso consolatorio e un messaggio di speranza.
Come come? – direte voi – consolazione e speranza in una macabra storia di serial killer e di poliziotti frustrati?
Già. Perché ho scoperto che Lansdale all’inizio scriveva assai peggio di ora. Il romanzo è del 1981 e, nonostante sia tutt’altro che brutto, non ha nulla o quasi delle trovate narrative, dei dialoghi perfetti, dei personaggi sorprendenti e di tutto quello che ci fanno amare il Lansdale di ora. In alcuni punti ci sono dei passaggi così meccanici e una sciatteria espressiva che oggi suonerebbe inascoltabile anche a un editor di libri Harmony (detto con tutto il rispetto possibile, claro). Ora, non voglio pensare che c’entrino i traduttori o che da quando il ragazzo ha successo, i suoi editor lavorino meglio.
È possibile, certo. Ma a me piace di più pensare che la sua scrittura in venti anni ha fatto passi da gigante.
ps: qui un racconto inedito della serie Hap e Leonard (non ancora letto).
update dopo averlo letto: un seiemmezzo e nulla più.






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