Il gioco delle apine che fanno il miele

Avvertenza: post lunghetto e decisamente autoreferenziale, dedicato al Giovanni Muciaccia che è in noi.
Cosa serve: carta e pennarelli, una casa o un prato, un po’ di fantasia, una creatura vispa e curiosa di circa due anni che sa che il miele lo fanno le api ma ovviamente non sa come. (Neanche voi sapete esattamente il procedimento chimico, ma non importa).

Come si gioca: disegnate dei grossi fiori colorati sui fogli di carta e, accompagnati dalla creatura, aggiratevi per la casa sistemandoli in giro qua e là anche in posti non banali (dietro una porta, sotto un cuscino).

Chiudete gli occhi per 5 secondi, concentratevi e trasformatevi in un’apina. Io faccio così: drizzo le dita all’infuori e porto le mani sui fianchi in zona lombare, assumo un’espressione volatile, storco il collo e pronuncio forte un bzzzz, agitando le manozze come fossero ali. La creatura vi imiterà e vi seguirà svolazzando di corsa alla ricerca dei fiori precedentmente dispersi. Appena trovate il primo gettatevi avidamente a sniffare il foglio, spiegando che dovete portarvi via il profumo del fiore per fare il miele. Completate il giro dei fiori chiedendo alla creatura di farvi da guida alla ricerca degli altri fiori. (Varianti: con destrezza potete averne spostato o nascosto qualcuno, oppure potreste averlo sostituito con altro disegno, esempio un grosso fungo rosso).
Una volta annusati tutti i fiori, dirigetevi verso l’alveare. (Io ho scelto il divano). Bussate a una finta porta e dichiarate forte le vostre generalità e intenzioni: siamo le apine che vengono a fare il miele. Entrate e cominciate con ampi gesti a levarvi di dosso il profumo dei fiori. Ammucchiate il profumo tra voi e la creatura, che ovviamente vi sta imitando passo passo. (Aiutatela a levarsi tutto il profumo di dosso: ehi guarda quanto ne hai qui dietro l’orecchio). Dichiarate l’intenzione di prendere un barattolo per riporvi il profumo che diventerà miele. Aprite un immaginario armadietto con serratura rumorosa e antina adeguatamente scricchiolante. Aprite un altrettanto immaginario barattolo di vetro, posategli accanto il coperchio. Riempite il barattolo con il profumo. Prendete il coperchio, chiudetelo in modo ermetico con gesto plateale e rumoroso. E poi via, verso nuove avventure. Probabilmente una ripetizione identica del medesimo gioco.

Esito: alla terza sessione consecutiva, la creatura mi ha passato il coperchio immaginario raccogliendolo là dove io l’avevo posato. In precedenza, alla mia richiesta (“Chiudilo tu, dai”) mi aveva guardato storto, sentendosi presa in giro. Lì ho pensato, quando le ho visto chiudere decisa un barattolo immaginario, ho pensato che questo giochino diventava qualcosa d’altro, una cosa degna di essere raccontata da qualche parte.
Infine, un consiglio utile: tenete sottomano un nonno. Da utilizzare secondo il bisogno all’ennesima richiesta di ripetizione.

2 Comments on “Il gioco delle apine che fanno il miele

  1. sono innamorata di Muciaccia da quando ho scoperto Art Attack: mi sembra un ottimo padre per dei futuri, eventuali figli. Potere dell’inconscio,eh.

  2. vai splendida: è uno dei pochi di cui non si sia ancora scritto che è gay. ma forse è solo perchè non era ancora famoso… Ora lo scriveranno sicuro. Cmq Art Attack è una meraviglia, uno dei motivi per cui vorrei levarmi circa 3 decine di anni e pasticciare con le cose.

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