How deep is your ocean

Il “mio” ginecologo ascolta Bill Evans. E ora ci ho fatto caso perché va tutto bene. Due anni fa non ricordo cosa ci fosse nel suo stereo. Ricordo invece benissimo il whisky doppio nel nostro bicchiere alle tre del pomeriggio. Per riprendersi dallo shock di un bambino ammainato. Ammainato sì. Come quel libro che la prof. di lettere delle medie dava da leggere alle mie compagne. E di cui sintonizzandomi sui loro conciliaboli semisegreti colsi solo il titolo: “Lettera a un bambino ammainato”. Titolo che ancora oggi mi sembra più bello ed efficace di quello vero.
Ma parliamo del presente ora. Il “mio” ginecologo, appunto.
Chissà se Bill Evans ha una sua scaletta per le ecografie. La musica è rimasta in sala d’aspetto, ma conoscendo quel disco e ringraziando il destino di averlo scelto, io lo cercavo in ogni silenzio. E lo trovavo. Peace piece, Blue in green, My foolish heart, Solar, How deep is the ocean. E chiude con Alice in Wonderland, mettendoci pure un buffetto alla sorella grande.  Non si poteva chiedere di meglio per l’ultima ecografia di Viola. Che appunto se ne sta lì placida nel suo mini oceano, in attesa di essere  acchiappata cesareamente e scodellata nel mondo.  Mancano sempre meno ore.  Qualcuno dice di tener pronte le forbici. Io assisterò? Secondo le ultimissime pare di sì.
E tra Bill Evans che suona e lei che nuota, l’unica prima significativa incognita riguardava la data di sbarco. E il suo eventuale conflitto con impegni musicali già presi e rinunciabili sì, ma non senza rimpianto.
Così quando il “mio” ginecologo dice una data che si incastra alla perfezione tra uno Zappa e un paio di Cinestesie, io credo in dio. Almeno un poco più di prima.
E uscendo spediamo sms.
Lady Burp alle nonne per confermare lo sbarco.
Io a William e Mariano per confermare i concerti.

5 Comments on “How deep is your ocean

  1. carissimo… un augurio speciale e ovviamente in bocca al lupo
    puntodidomanda

  2. qui mi scappa la lacrima … in bocca al lupo, lady burp.

  3. Spero che tu ce la faccia, con i tuoi impegni: il mio secondo per rompere le scatole a suo padre è nato con 10 giorni di anticipo, proprio la sera in cui aveva organizzato una festa. L’ho chiamato appena il gruppo ha cominciato il primo pezzo, perché mi portasse all’ospedale. Sono sette anni che glielo rinfaccia… Ma le femmine son più collaborative, va’!
    (in bocca al lupo a tutta la famiglia)

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