Le parole per quando (non) è morto tuo padre

– Oh ma è morto il padre di TiziaSempronia? – mi dice la email di un’amica.

Ecco, mettete al posto di TiziaSempronia il nome di una blogger molto nota che conobbi prima della di lei fama e mettetevi nei miei panni.  Io vado a leggere il post che evidentemente è un post a lutto e nella nebbia dei lucciconi cancello il punto di domanda dubbioso della mail ricevuta. E’ evidente che è così, cazzo, poverina.

Le scrivo. Non subito però. La lascio macerare un po’, questa sensazione. Così quando le scrivo mi trovo a dirle delle cose che ho pensato quando se n’è andato il mio, di babbo. E mentre le scrivo capisco che da fuori sembrano banali. Cioè che sono le stesse. Che mi sembravano banali. Prima.

Ma ‘mo, banali non suonano più. E glielo spiego, mentre lo capisco, nella email stessa.
Una breve email. Due lettori presenti. Due assai probabili lettori assenti.
Qualche cleenex.

Lei mi risponde, ringrazia. Ha avuto un lutto, sì. Ma suo padre sta benissimo.

Azz.

– Ok, spiegagli al tuo babbo che ‘ste cose allungano la vita.

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