Le cose che faccio (semmai le scrivo nel prossimo post)

Ormai ho smesso di menarmela se non scrivo quasi più sul blog. (Ho smesso? Davvero?)

Però è paradossale. Che proprio in questo periodo io vada a fare in giro dei corsi sui social network, corsi che si chiudono con inviti a seguirmi online e addarmi qua e là, e poi le persone mi followano e io non fo (quasi) nulla.

In realtà mi rendo conto che sono diviso. Da autore di contenuti, adoro la concisione di Twitter. Da lettore curioso, adoro il vortice di FriendFeed. Il mio blog sta preso in mezzo, ultimamente e soffre l’essere un luogo più meditato, dove non scrivo d’impulso o di guizzo, ma dove nascono e prendono forma le cose più lente. Ok, ho capito: allora il guaio è proprio lì. Che di cose lente ultimamente me ne capitano troppo poche, ché tutto va di fretta. A volte troppo.

E forse la strada allora è questa qui. Usarlo, il blog, come stream of consciousness. Liberare i pensieri e scriverli fin dove ti portano.

Che poi voi non avete idea delle cose che si scoprono scrivendo. Non pensando, dico. Scrivendo. Le cose di sé, intendo.

Roba da farci sopra un post, prima o poi.
Che però non è questo, che anzi ci sarebbe da cambiargli il titolo.
Ci medito su.

5 Comments on “Le cose che faccio (semmai le scrivo nel prossimo post)

  1. Concordo in pieno! Ultimamente sto riprendendo a scrivere sul mio blog e mi sono reso conto di dedicare al blog le considerazioni più “ragionate”, quasi come se avessi un timore reverenziale nei confronti della scrittura che invece non ho sui social network. che il blog sia diventato ormai il nonno della scrittura online, come il libro lo è dell’ebook?

  2. Complimenti dott. Lecter (alias Mr. *stream of consciousness*). Con questo trick or treat post ti sei-non solo-guadagnato una lettrice in più. Tutta la mia stima. Chapeau. 🙂

  3. marileda, cambia blog da seguire che qua più che stream of consciousness finisci nella terra dei lotofagi 😛

  4. Stream of consciousness è quello che ho sempre fatto io del mio blog e posso assicurare che è assolutamente utile a chi scrive…terapeutico oserei dire…e per quanto sembri impossibile…risulta persino interessante per altri da leggere alle volte…!e non sono Virginia Woolfe! perciò…mai dire mai! e poi non serve nemmeno un nuovo titolo che quello che c’è già va benissimo!saluti

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