Le biciclette innamorate


Tutte le mattine io la lego.

La lego al palo, la mia bici nera scassona e cigolante. La lego al palo all’angolo che c’è tra l’edicola e la stazione. Dall’altro lato dell’angolo, legata allo stesso palo c’è un’altra bici, un po’ meno scassona e blu.

Alla sera quando arrivo l’altra bici è ancora lì. Certe volte al mattino presto arrivo prima io, altre volta la trovo già lì.

Non so di chi sia, quella bici gemellata alla mia dal destino.

Ora, se questa fosse la trama di una commedia romantica, i due ciclisti pendolari un giorno per caso si incontrerebbero. Magari incrocerebbero gli sguardi proprio mentre stanno chinati con la catena in mano sulla ruota posteriore. Lei avrebbe i capelli ricci e le guance rosse per il freddo. Lui arrossirebbe un po’ nel suo cappotto troppo largo. Poi forse prenderebbe l’iniziativa. “Le posso offrire un caffè signorina?”

Oppure lui, dopo anni di biclette incatenate, si prenderebbe una giornata di ferie per scoprire chi è l’altro-a. La vedrebbe e ne cadrebbe innamorato come una pera cotta. (Come resistere a quella testolina riccia?) E la mattina dopo legherebbe la propria bici, oltre che al palo a quella di lei, metaforicamente testimoniando con una rigida catena proprio il legame che vorrebbe creare. Lei non la prenderebbe bene e tornata quel giorno prima di lui, lo attenderebbe a braccia conserte e sguardo spazientito (eppur meraviglioso), con accanto addirittura un vigile urbano. Lui scusandosi borbotterebbe qualcosa e il vigile non del tutto convinto sarebbe invitato a elevare una contravvenzione per sequestro di biciletta. Poi i due si rivedono in tribunale, l’un contro l’altra e – ovviamente – si innamorano.

Ma questa non è una commedia americana, qui non è cinema, qui è la realtà.
Ecco quindi cosa accade davvero.

Le due bici passano la giornata insieme da anni. Legate allo stesso palo. Non fanno che chiacchierare, si piacciono. Vorrebbero vedersi di fronte, di manubrio diciamo, ma il destino impone che siano unite per il sedere, che si diano le spalle.
“Scusa la ruota eh.”
“Ma t’immagini, scusa tu. Temo anche di avere il fanalino rotto sai?”
“Invece ti trovo splendida oggi…”
” Stupido, non scherzare: ho la sella che si squaglia ormai dall’acqua che prendiamo qui all’aperto…”
“Senti tu per me sei una meraviglia. E vorrei che sapessi che non l’ho mai detto a nessuna bicicletta prima di ora…”
“…”
“Ogni notte in garage, non faccio che pensare a te… Ricordi quel che ti ho detto ieri? Ce la possiamo fare. Ho un piano, devi solo avere fiducia in me. Se tu potessi guardarmi diritto nel fanale anteriore ora capiresti che sono serissimo. Se io potessi sfiorarti il pedale con il mio, sentiresti tutto quel che provo, tutta l’energia di cui sono capace. Energia vera sai? Altro che questa dinamo rotta che mi porto in giro.”
“Non occorre guardarti nel fanale per capire che non menti. Sono quattro anni che passiamo la giornata insieme. Ti conosco meglio di chiunque altro. Mi fido di te.”
“Dimmi di sì, allora. E domani sarà il nostro giorno…”
“Sì, lo voglio, proviamoci…”
“Non aver paura. Andrà tutto bene…”

 

L’indomani io porto la bici fuori dal garage, pedalo 10 minuti e poi la lascio in stazione al solito palo. La bici blu c’è già.

Alle sette di sera, scendo dal treno, attraverso la piazza e la mia bici non c’è. E nemmeno l’altra. Per terra ci sono solo le due catene, tagliate. Mi chino e trattengo un’imprecazione. A momenti do una testata a un signore con la sciarpa rossonera che si china dall’altro lato del palo. Nessuna ragazza coi ricci e le gote rosse. Non è mica un film americano, questo.
“Ci hanno fottuto le bici, zingari di merda” dice lui. Annuisco e me ne vado.

Entrambi pensiamo al solito furto.
Stavolta la verità è diversa.
Le nostre bici sono scappate insieme.
Innamorate.

13 Comments on “Le biciclette innamorate

  1. zio, adoro come scrivi. e non ti chiederò di svelare se la bici c’è ancora e tutto era un’invenzione, o se hai saputo creare la poesia da una fantasia di un istante. in entrambi i casi avresti tutta la mia modesta stima letteraria.

  2. Pingback: Le biciclette innamorate » La Provincia sceglie - Blog - Repubblica.it

  3. Stupendo…anche la mia biciclettina legata al palo ha la sua gemella!!complimenti 😉

  4. ciao zio, è la prima volta che ti leggo, ma mi hai regalato una bellissima emozione oggi, inizio bene la giornata…;o)

  5. Con quella delle blogger che hanno “rottoilcazzo” mi sei stato subito istintivamente antipatico.

    (“Ma chi cazzo si crede di essere che intanto anche lui è qui a scribacchiare sul web! Deve essere un misogino”)

    Con questo ti riabilito, sempre che te l’abbiano fregata davvero la tua bici. Soprattutto perchè io, dopo analoga esperienza, ho vomitato odio e bile, e non “poesia” come dicono i commentatori qua sopra.

    Che poesia magari non sarà, ma è davvero una bella storia. Quasi quasi ti chiedo l’amicizia su Facebook….

    una blogger senza portafoglio (e senza campioncini)

  6. Lo so che è brutto dirlo però ora che ho letto la storia mi dispiace un po’ meno che ti abbiano fregato la bici. In fondo le cose grandi spesso cominciano così, da un inatteso e non sempre gradito imprevisto. E questa storia mi è piaciuta da matti.
    Attendo eventuale prossima puntata, chessò, magari viene fuori che ad avere i ricci è la ladra. 🙂

  7. Il bello di ripubblicare una storia (vera) di tre anni prima è anche che ti arrivano dei commenti nuovi sul blog. Una cosa così antica che ti dimentichi anche di rispondere.
    Grazie Simone ma secondo le statistiche la prossima me la fregheranno nel 2016.
    Silvia, benvenuta, aggiungimi agile su Fb. Lascia fuori dalla nostra amicizia i camioncini, grazie
    Mammagiramondo, grazie. Se la ladra è quella coi ricci, allora diventa tutta un’altra storia, interessante…

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