249mila km, il mio viaggio

249mila km, il mio viaggio.
Ho visto cambiare le facce, il clima, il paesaggio… sì un poco anche il paesaggio.
Ho viaggiato con sandali e scarponi da neve, in shorts e in cappotto. E tutte le varianti intermedie.
Ho viaggiato seduto, in piedi, sdraiato, schiacciato, aggrappato.
Ho viaggiato sopra e sotto terra, con e senza la bici  in mano.
Ma sempre con uno zaino in spalla.

249 mila km, il mio viaggio.
Ho viaggiato, letto, dormito, riso e anche pianto. 
Ho anche parlato, sì, una volta in viaggio si parlava, prima che tuii parlassero solo coi loro schermi.

249 mila km, il mio viaggio
Mi sono anche innamorato. Sì, 8 volte. 6 volte di libri, una di una ragazza e una di un uomo con la barba.

Ho viaggiato, per 249 mila km, avanti e indietro, in questi 12 anni. Pavia-Milano, Milano-Pavia.
E non ho ancora finito.

Poi una volta ho sbagliato treno.
Capita. Capita anche a noi pendolari. Era buio, il paesaggio non diceva nulla di sbagliato, ma c’era giuro nell’aria qualcosa di strano. Tutto era uguale ma niente e nessuno era al suo posto, persino l’odore era diverso.
L’odore dei pendolari ti sembra sempre uguale, finché non sbagli treno.

Nel buio, sono sceso come sempre alla prima stazione, la mia città, Pavia. E mi sono ritrovato a Lodi.
Lodi.
Il suono alieno di una meta inattesa, esotica.
Lodi come Timbuctù, Come Samarcanda, come Atlantide.
Ce l’hai presente Lodi, no? La prima a destra subito dopo le tue colonne d’ercole.

A Lodi quella sera nevicava fortissimo.
Sono andato nell’aiuola più vicina, ho aperto lo zaino e preso quel che mi serviva.
Dopo nemmeno 15 minuti avevo già tirato su la tenda.
Rossa.
Rossa nel buio della neve.
Rossa come quella del generale Nobile.

Poi ho sparato in aria entrambi i due razzi di segnalazione. Mi sono seduto e ho atteso.
Mentre aspettavo, ho realizzato che non avevo viveri. Ho iniziato a guardare in modo insistente un gatto randagio e dei piccioni. Non riuscivo a decidermi.

Dopo meno di un’ora, è arrivata mia suocera a salvarmi, con la sua slitta 5 porte, 1600 di cilindrata.
“Mio genero, I suppose…”

Da allora, mannaggia, non ho più sbagliato un treno.
Ma prima o poi ci riprovo.

 

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