musica: one million …

musica: one million dollar question
What’s jazz (e cosa c’entrano il seme di Ravi Shankar e un ragazzino siculo)?
Stamattina mi sono alzato con ‘sta cosa in testa. Ne uscirà un post lunghino. Cercherò di renderlo abbordabile con spazi e grassetti. Buona lettura.

Non è semplicissimo dare una definizione di cosa sia il jazz e di cosa lo distingua con certezza dalle altre musiche.
Si può guardare all’aspetto tecnico-esecutivo e dire: è jazz solo se c’è lo swing (if it ain’t got that swing). E se ci chiediamo che cos’è lo swing? Well, per swing possiamo intendere una particolare pronuncia della note che accenti i tempi in levare. Troppo tecnico? Bene pensate allo scat, a Louis Armstrong che fa una cosa tipo: |(um) ba-dà-ba-da-bì-ba (um) ppa | bì-do (Um Um) X |…

Uhm, ok pensate al canto scat (non è facilissimo scriverlo in lettere e valori ritmici) o a un walking bass” in 4 che marca per bene tutti gli ottavi e scivola via sullo sfondo della canzone. Oppure alla batteria che fa quel tz-t-tzz tz-t-tzz sul ride.

Insomma, che il jazz (almeno quello classico e moderno) abbia un suo linguaggio e dei suoi codici è pacifico. Però se fosse jazz solo quello che ha swing allora resterebbe fuori parecchio: tutto il free e quello che da lì è nato, il jazz contemporaneo, l’improvvisazione radicale…

Proviamo allora per un’altra via: è jazz quello in cui esistono quote di musica riservate all’improvvisazione. Però che siano sinceramente riservate (non come in politica che si fanno le oasi rosa per eleggere le candidate donne) e che si tratti di vera improvvisazione (non l’assolo da ripetere sempre identico al disco in ogni canzone pop-rock). Per improvvisazione intendiamo la costruzione/composizione istantanea di idee musicali sulla base di una successione di accordi predefinita (l’armonia del pezzo) e di tutte le possibili modifiche/relazioni con il tema portante della canzone. Alt: sull’improvvisazione influiscono anche altri parametri meno musicali: quanto stiamo godendo in quel preciso momento, quanto e cosa si è mangiato/bevuto/assunto nelle ultime ore (non necessariamente cose proibite: si va dal salatino all’eroina, passando per il brasato), quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci hanno spezzato il cuore, se lei ora è presente davanti a noi e via dicendo.


Un’altra via ancora: è jazz quello che ha il “suono” del jazz. Allora basta che vi sia un pianoforte e un contrabbasso (magari una batteria suonata con le spazzole, una chitarra semiacustica) e già ci siamo. Così gran parte di Paolo Conte, del primo Capossela (o il Neffa sanremese) sarebbe jazz. E invece siamo sul terreno della canzone jazzata.

Ancora: è jazz quella musica che fanno i jazzisti. Enrico Rava ospite nel disco di un cantautore cosa suona? Un solo jazz su una canzone pop. Ma cinque pregevoli e affermati jazzisti che accompagnano che so Britney Spears (oddio, che spettacolo sarebbe) cosa fanno? Cosa vince? La canzone (rigida e chiusa), o l’interpretazione e l’improvvisazione?

Ancora: è jazz se è preso dal repertorio jazz. Dalle bibbie degli “standard” che altro non sono al principio se non i temi dei musical degli anni ’30 rivisitate dai bopper nei ’40 e dopo.

Ancora (ma è l’ultima credo): il jazz è interplay. Quel dialogo senza parole in cui chi suona proprone un’idea, un tema, un accento e chi lo accompagna – se sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda – lo asseconda e gli va dietro. E poi se ne scappa lui altrove. E gli altri a rincorrerlo. E via, dialogando senza una parola una.

Dove diamine voglio arrivare? Detto questo, quello di Norah Jones non è jazz. Ne ha spesso il suono (piano + doublebass), ne ha a volte la pronuncia, ne ha a volte il repertorio. Che Norah abbia una sua presenza e un suo stile va da sé. Che sia originale avremmo dei dubbi. Che sia (o che si possa definire jazz) lo neghiamo. In fondo anche Norah è figlia di questi tempi di grandi fraintendimenti e della contaminazione globale. E del caso che ha fatto depositare proprio in una terra di country (in Texas) uno sperduto spermino prodotto dal maestro di sitar di George Harrison e di almeno tre generazioni di hippies, bonghisti e sballoni assortiti. Se il buon Ravi quel semino l’avesse emesso in India, ora Norah sarebbe probabilmente una virtuosa di shahnai o di bansuri.

E Francesco Cafiso allora? Ne abbiamo già scritto in passato (ora non troviamo dove… e però ci salta fuori Urbani, e non è un caso). È un sassofonista siciliano quattordicenne che suona (almeno tecnicamente) come un professionista (è già stato in tour con Wynton Marsalis) e che ieri sera si è esibito all’Ariston. Che dire? Il suo è jazz, non ci sono dubbi: ha eseguito uno standard (Cheeroke) e ha largamente improvvisato. Su quest’esibizione due commenti: l’utilizzo dell’orchestra per accompagnarlo ha fatto solo un gran bordello. I signori maestri sanno suonare ma la sensibilità dell’accompagnatore è altrove (il pianista pestava senza tregua, il piano sovrastava il sax, il tutto era troppo pieno). Allora non era meglio che il ragazzo fosse accompagnato da un semplice trio di musicisti in grado di “dialogare” con lui?

E lui? Penalizzato dal mixing, il ragazzo ha inanellato virtuose acrobazie parkeriane, capriole, salti mortali, tuffi carpiati e altro ancora. È bravissimo, ha suono, agilità e tutto quanto. Quasi. Quante note ha suonato? E di queste quante con la sua anima e quante con la sua tecnica? Quante volte il suo sax ha davvero cantato e “parlato” all’anima di chi ascoltava? Quante volte abbiamo pensato “minchia, ma che bravo” e quante invece non potevamo nemmeno pensare perché la sua musica era una una mano che ci strizzava el corazòn?

Tutto qui. D’altra parte ha solo 14 anni e per quell’età – ripeto – suona divinamente. E poi Charlie Parker diceva: “Prima impara il tuo strumento. Poi dimentica tutto e suona te stesso”. In bocca al lupo, Francesco. Prima o poi avrai un te stesso da farci ascoltare.






















9 Comments on “musica: one million …

  1. Ce l’ho fatta…l’ho letto tutto! No scherzo…pezzo piacevolissimo che stamperò, se non altro perchè hai proprietà di sintesi da far paura [e non ti sto prendendo in giro!]
    Detto questo, due cosine:
    Come tu stesso dici, Neffa non è prettamente jazz. D’accordissimo…è pop swingato, se proprio vogliamo incatenarlo per ragioni di chiarezza in una categoria! [apprò mica son d’accordo sulla storia “il jazz c’è solo se c’è lo swing”]
    Norah Jones non è jazz, questo oramai lo sappiamo tutti…ma la stessa non ha mai fatto jazz. Rientra, come giustamente dici, nel pop jazz. E’ semplicistica come teoria [m’è bastato metter davanti per ben due volte pop!] lo so! Ma Norah non ha mai, e dico mai, fatto jazz. Nemmeno nel suo primo cd che 100volte più intimista dell’ultimo [e anche di quello con il bluesman Peter Malick!]
    Oramai la ragazza è uscita da New Orleans, e per ragioni di marketing [o chissà, magari davvero le piace!] si da a un misto di blues, country e [perdonami] jazz.
    E detto tra noi, l’uso della sua voce in questi ultimi due album non mi piace nemmeno un po…o perlomeno non quanto quella di Come away with me!

    A questo punto dovrai perdonarmi tu per il commento stralungo…

  2. Uhm, ha cercato di fare l’impossibile: definire cos’è jazz. Ma sei stato bravo, eh. Per il resto, speriamo in Cafiso. Molte volte ‘sti ragazzini si rovinano e non escono fuori per davvero. p.s. la mia mail è mio nomecognome tutto attaccato at virgilio.it.

  3. Carissimo zio burp, sono Angelo, il padre di Francesco. Ti ringrazio della premura e della competenza dimostrata nelle cose scritte. Non ti nascondo la mia preoccupazione nel rispondere ad un commento in questi spazi chiamati “blog” perché ogni volta che l’ho fatto non sono mai stato compreso e sempre fatto a “pezzi”. Eppure è semplice quello che voglio dire, basterebbe parlare con Francesco per capire. Se tutti coloro che scrivete o date un solo giudizio su di lui lo conoscereste di presenza, vi accorgereste quanto sia maturo nella personalità senza mai aver cessato di essere un bambino, ed oggi un ragazzo. Ha sempre fatto quello che fà ogni bambino e seriamente, come un adulto, ha considerato importante suonare non come un passatempo ma come un fatto vitale. Eppure tutto questo ha fatto paura a tanti che hanno visto come pericoloso, per Francesco, l’essersi accostato all’arte così precocemente quasi fosse stato obbligato (da chi poi) a lasciare gli interessi tipici dei piccoli per darsi alle cose dei grandi. Ma lui è nato così, non possiamo fargliene una colpa ne si può, a tutti i costi, colpevolizzare me che l’ho assecondato come farebbe qualsiasi genitore assennato, in questa sua passione artistica che è tutta la sua vita. Francesco ha fatto sempre innamorare di se chiunque abbia avuto il piacere di conoscerlo e di suonare con lui. Attraverso la sua semplicità e la sua spontanea purezza d’animo a volte disarmante a volte intimorente perché accompagnata da una fortissima personalità artistica. Di lui Ira Gitler famosissimo critico americano ha detto: 2Francesco è un cucciolo che sul palco diventa una tigre”. È vero! Ma chi sarebbe disposto a dirgli Francesco riponi il sax nella custodia fino a quando sarai grande? Non ci sono riustito io e non ci riuscirà nessuno, perché suonare e respirare per Francesco sono due bisogni che si equivalgono.
    Stamane leggevo una news: Francesco Cafiso ha fatto tremare l’Ariston. È vero, ho ascoltato e riascoltato insieme a lui la registrazione e tutto quello che dici è autentico. (ho assistito l’esibizione dal suo camerino in televisione e non in diretta) Lui è straordinario. Sappi però che avevo deciso un’ora prima dell’esibizione di non farlo suonare, vista la situazione poco incoraggiante. Però ormai sei lì, non puoi tirarti indietro. Francesco non si è mai tirato indietro. Se lo avesse fatto sarebbe stato considerato “montato, capriccioso “. Ha suonato, nervosamente, assumendosi tutte le conseguenze della scarsa qualità del suono e della ritmica a causa dei tempi limitatissimi che non hanno consentito di provare il tutto nella giusta maniera, beccandosi i giudizi di chi l’ha visto. È inevitabile. Sappi che ha voluto suonare per forza, per non deludere nessuno, nonostante una frattura che si è procurata 8 giorni fà con una caduta dal suo scooter (non so se hai notato l’ingessatura). Ti saluto e ti ringrazio ancora. Angelo Cafiso

  4. Mi limito ad interpretare quello che voleva dirci ZioBurp.
    Io Francesco l’ho sentito solo un paio di volte, e a dirla tutta, nemmeno tanto attentamente. Me ne dispiace.
    Detto questo, penso che Zio volesse semplicemente scrivere parole di incoraggiamento, a questo ragazzo che effettivamente ha talento! Nessuno gli chiede di lasciare il sax nella custodia “fin quando non sarà grande”, anche perchè perderebbe sicuramente tecnica!
    Con le parole di Bird, ha toccato un tasto forte. Lo vedo in quello che faccio io. Avevo 9-10 anni qndo ho iniziato a cantare. All’inizio era solo tecnica, pura tecnica. Adesso posso dire di darci davvero l’anima…

    In ultimo…penso non sia facile ne per lui, ne per la sua famiglia sostenere una tale pressione da parte dei media. Ma d’altra parte era inevitabile!
    Buona vita a tutti =)

  5. Evidentemente il mio era solo una specie di sfogo. Siamo veramente sotto pressione. Ognuno, poi, ha la verità in tasca e la giusta medicina. Credo che trovarsi nella nostra posizione di genitori non è cosa facile. Rispondendo ancora a zio burp un’altra cosa che va detta è questa: Francesco veramente quando suona fa vibrare dall’emozione. A Sanremo ha esibito la tecnica ed il cuore. Ho riascoltato più volte, attentamente, la registrazione ed è straordinario. Lo dovresti ascoltare in situazioni più adeguate, quando esegue una ballad, per esempio. È vero che la maturazione artistica avverrà col tempo e le circostanze della vita influiranno nello stile che piano piano diventerà sempre più personale. Un abbraccio da Francesco a tutti voi. Ciao

  6. well… i vostri interventi (tanto lunghi quanto graditi) meritano una risposta più meditata di quella che posso dare ora un po’ di fretta. D’altra parte ora non mi sembra ci siano grosse cose da chiarire o rettificare: le mie intenzioni erano solo positive e così le mie parole. Per cui: sono felice che un post lungo abbia prodotto questo piacevole scambio, impreziosito anche dalla testimonianza del babbo di Francesco che fin d’ora ringrazio. Io ci ritorno su stasera. Nel frattempo chi vuol leggere e commentare è il benvenuto, come sempre.

  7. Purtroppo non sono ancora riuscito a sentire Francesco (questi giorni riascoltero’ la sue esibizione a Sanremo), ma qui a Catania i jazzisti lo ammirano tutti, e avendo la fortuna di essere amico del suo (ex) maestro di sax, e avendo sentito le impressioni sue e di chi lo ha sentito tante volte posso dire solo che sono sicuro che Francesco trovera’ (ammesso che non la segua gia’) una strada espressiva all’altezza del suo talento.

  8. [OT] e stupido… ma in quest’aria di jazz dovevo dirvelo!
    Stanotte ho sognato di suonare a 4 mani con Bollani 😀

  9. mmm ok, a questo punto è trascorsa quasi una settimana. Ritengo imporbabile che, dopo il babbo di Francesco, intervenga anche Ravi Shankar. A questo punto però faccio un post appost per riassumere e rinfocolare il dibbattito. Quando lo fo? Quando mi fanno lavorare meno direi. Oggi o nel week end.

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