Addii, coincidenze e ricordi pianistici


Nello stesso giorno di Romano Mussolini se n’è andato pure un altro signore che aveva a che fare col pianoforte. Col mio pianoforte.
Romano Mussolini lo ascoltai solo una volta. Fece un concerto al Docking di Pavia, sarà stato il 1987. Io ci lavoravo, cameriere. Venne tutta un sacco di gente in tiro e signore impellicciate che non avevo mai visto prima, 
la Pavia che conta insomma. Non capivo una fava di jazz. E mi stupii che alle percussioni ci fosse Tony Esposito, unico non incravattato, capellone, ma poteva essere lo stesso Tony che avevo visto mesi prima con Pino Daniele?

(Chissà poi se è vera la storia dei partigiani in cortile di notte che volevano fucilare mia nonna perché aveva dato al mio babbo il nome del figliolo del Duce? Certo che a volte, togli il tappo e ti escono dei ricordi tutti intrecciati.)


L’altro signore, dicevo, Massimo, detto Cifo.
Ebbe da sempre a che fare col mio pianoforte. E non solo col mio. Lui i pianoforti li conosceva, li apriva, li aggiustava e soprattutto li accordava. Quando venne la prima volta da me, ero ancora un ragazzino e lui un giovanotto con già i suoi bei baffi. L’ultima volta, l’autunno scorso io ero un ometto e lui aveva i baffi e poca voce. E mi raccontò di nuovo di quando bigiò la scuola e lo beccarono perché fece un tamponamento col mio babbo, suo insegnante e collega di sua mamma. E di quando andava ad accordare il piano nella casa milanese di mr Gerry Mulligan o quando Jannacci si portava il suo piano elettrico in studio e il pedale del sustain affondava nella moquette e non funzionava e lui lì a dargli del pirla, a Jannacci.
Cifo poi faceva un’imitazione strepitosa di Marco Pazzi ragazzino che solfeggiava a vanvera, cercando un’intonazione che non avrebbe mai avuto.
Buon viaggio e buoni pianoforti.

 

2 Comments on “Addii, coincidenze e ricordi pianistici

  1. Ma al Romano, tutta quella ostentazione di romanità al suo funerale gli avrà fatto piacere?

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