Azzurro…

Azzurro
La prima estate che ho passato in questa casa al mare (Ospedaletti, IM) la Francia (quella di Platini) era appena diventata campione d’Europa e io avevo la mia prima fidanzata. Che se ne andava in vacanza all’Elba e prometteva una lettera al giorno. La casa era in questo mazzo di villette appena nate: a malapena se ne conosceva una parvenza di indirizzo, nessuno sapeva dove stava la cassetta delle lettere. Ricevere posta al mare normalmente non è una priorità. Per me lo era eccome. Passai le prime quattro mattine di vedetta, accanto a quella che avevo identificato come l’unica cassetta di tutto il complesso, aperta. Vidi turisti, operai, contadini, vecchiette, cani, farfalle ma un postino mai, nemmeno dipinto. Al pomeriggio scendevo in paese, imbucavo la mia lettera e poi andavo sugli scogli a puntare lo sguardo incazzoso in direzione sud-est. Il quinto giorno scesi in paese e con la grinta dei miei 16 anni irruppi alle poste spiegando che dovevo conferire con il direttore per una questione della massima urgenza e sensibilità. Il giorno dopo verso le 10.30 cavalcando un motorino esausto arrivò il postino. Cinque lettere azzurre e profumate, con l’indirizzo vago e impreciso nel corsivo gonfio delle teenager di allora.
Oggi ho oltrepassato quella cassetta là, ormai marcia di abbandono, sono entrato in questa casa e con tre o quattro clic ho visto la mia posta.
Né profumo, né corsivo, né azzurro: il capo, un collega, due clienti, tre amici e una newsletter. Unica nota cromatica, le pillole amorose che affollano la consueta chilata di spam.

9 Comments on “Azzurro…

  1. che bella era l’attesa del postino, una volta … io ricordo i miei soggiorni in campagna, dove avevo chi mi consolava, ma i mie amici non lo sapevano e ogni giorno ricevevo due, tre, quattro lettere, quattro buste chiuse e inviolate. Ricordo una volta che qualcuno (chissà chi era, chissà dov’è) aveva incluso tre sigarette, arrivate schiacciate e col tabacco che si era sparso dappertutto…. non saprei dire se è meglio ora o allora, sicuramente è difficile trascinarsi un portatile sotto l’albero, nell’angolo del granaio, al fresco in cantina, insomma dove mi rifugiavo a leggere la mia posta, al tempo. Sì sì, prima che lo dica qualcun altro, la tv era ancora in bianco e nero, e non solo …

  2. sei il mio eroe 🙂

    l’unica cosa che mi preoccupa e’ che l’amarcord comincia a diventare uno standard per la nostra generazione… vorra’ mica dire che stiamo invecchiando? 😉

    lele

  3. E’ stata in quell’occasione che ti hanno assunto alle poste?

    Barnaba

  4. No, alle poste è stato molti anni dopo.

    eh, grazie.

    Ohi mp, ti sei scordata l’ortografia o mi fai le trappole?

    Amarcord. Beh quando uno vede i 40 che arrivano di corsa ci sono parecchie cose di cui avere nostalgia.

  5. a proposito di anni che passano…..

    “… sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i

    trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono

    liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l’angoscia dell’attesa, non è

    cominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a

    trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei,

    siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non

    temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i

    rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il

    peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non

    temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è

    nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla

    di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti

    non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli

    col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro

    dolore, da grandi”.

    “Se il sole muore” di Oriana Fallaci

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