La scuola è cambiata. Quasi tutta.

Dallo scorso maggio, come parecchi di voi già sanno, tengo una mia rubrica su Style.it “Dalla parte dei papà“. Uno spazio che condivido con altri due babbi blogger (che tra l’altro scrivono e raccontano benissimo le loro rispettive avventure e riflessioni).

Da oggi inizio a ripubblicare i miei pezzi anche qui sul blog, a qualche settimana di distanza dall’uscita su Style. Ecco il primo.
Buona lettura.

La scuola è cambiata. Quasi tutta.
Pubblicato su Style.it il 9 maggio 2011.

Mia figlia Alice fa la terza elementare e noi stiamo ancora cercando di orientarci. Il sussidiario non esiste più e il libro di lettura nemmeno. Il compito in classe si chiama verifica. L’inglese si studia fin dalla prima elementare e pure quasi il computer. Bisogna portare la “penna cancellabile”. La gomma pane è una specie in estinzione.

La maestra sono due maestre. O tre maestre. (Almeno in prima, poi deve esserci stata una qualche epidemia perché man mano ne è rimasta quasi solo una). Quella che chiamavamo ginnastica si chiama Educazione motoria, mentre il disegno ora si chiama Arte e immagine. I regoli, poi. Ma io ancora non ho capito cosa diavolo siano.
Il doposcuola si chiama tempo pieno. Sennò c’è il modulo, che è un po’ meno pieno del tempo pieno. Il bimbo handicappato ora si chiama studente con disabilità . Noi a scuola ci si portava le figurine, questi ci porterebbero il lettore mp3, il cellulare e la playstation. Nella classe di mia figlia ci sono bimbi di almeno tre etnie e relative religioni. Forse solo l’alfabeto è rimasto lo stesso, ma sinceramente non ci giurerei.

È stato quando Alice mi ha raccontato che la Macedonia stava nel frigo e che il vaso da notte rappresenta una città americana che ci siamo finalmente tranquillizzati. Grazie Pierino. Abbiamo tutti bisogno di saldi punti di riferimento.

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