Orto sul balcone: il bello di zappare a mani nude

Il giorno della cresima di Alice mi sono messo la giacca e le scarpe strette alle 9 del mattino e me le sono tolte alle 18.
E non vedevo l’ora ovviamente.
Poi siccome c’erano ancora un paio d’ore di luce sono uscito nell’orto balcone. Ma prima mi sono messo comodo: in mutande.

Per due ore a mani nude ho “zappato”, piantato, potato, scacchiato. Ma soprattutto zappato, rivoltando e mescolando terra, per ospitare i nuovi arrivi (12 piante di scarola, 12 di indivia, 6 coste, 3 pomodori, una salvia e una lavanda per il balcone di Alice). Ho messo la musica a palle sul balcone, un disco che adoro, un disco di Ella & Louis. E mi sono talmente estraniato dal mondo, fischiettando con le manone sporche di terra che non mi sono accorto che davo nell’occhio. Il mio orto balcone è al primo piano, davanti a un supermercato e vicino a un parco dove nelle belle giornate c’è parecchio via vai.
Chi alzava gli occhi per la musica e chi per il contandino urbano seminudo al lavoro.
Ce li avete presente i pensionati che si fermano a guardare i cantieri? Ecco, un paio di loro si sono messi lì, a guardarmi dal basso verso l’alto. E poi un signore col cane mi ha anche attaccato bottone, incuriosito dai miei ormai quasi 30 vasi.
E io, sporco di terra dappertutto, risplendevo. Perché facevo un lavoro manuale, immediato, produttivo. Perché avevo le mani lorde di terra e stavo seminando bellezza e futuro.
E perché non avevo mai avuto un pubblico di pensionati.
L’avete mai visto voi un pensionato fermarsi a guardare il lavoro di un social media manager? 

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