“Apposto così, papà”

– Alice, ascolta, mi spiace per l’altra sera… Voglio dire… in pizzeria con i tuoi amici per il tuo compleanno (e i genitori ben confinati al tavolo più lontano), con quel pianobarista da strapazzo che stava trasformando la pizzeria in balera… Cioè io capisco che tu volessi “smerdare” (hai detto proprio così) quella ragazza che ha cantato Adele (mica male tra l’altro, secondo me era la figlia del pianista) ma poi quando siete venuti tutti da me, tu e i tuoi amici, a chiedermi che pezzo potevamo fare insieme io e te, insomma non ne abbiamo trovato subito uno pronti-via in cui fossimo abbastanza sicuri entrambi sia del testo che della musica, cioè io “One” l’avrei fatta ma tu non eri sicura di ricordarti il testo, tu volevi fare “Lucy in the sky” e io non ero sicuro di ricordarmi tutti gli accordi, ecco, ascolta la prossima volta ci prepariamo delle cose prima, le teniamo vive in repertorio e le rinfreschiamo ogni tanto ok? E quindi insomma mi spiace che tu non abbia cantato quella sera…
– No, papà ascolta. Non hai capito. Io non volevo cantare. Volevo solo che i miei amici me lo chiedessero e lo hanno fatto. Ma io non volevo cantare quella sera. Apposto così, papà.

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