Storie nere di Nonna Nena: la scapola dello scheletro

“Una volta sono scesa nei sotterranei della mia scuola, che era l’Accademia di Brera [siamo a Milano negli anni ’50] e lì sotto c’erano ancora i resti di una chiesa e di un convento. E sotto le volte c’erano tutte queste ossa di frati morti, vissuti centinaia di anni prima, magari nel 1200 o giù di lì. E siccome dovevo disegnare uno scheletro allora ho pensato che potevo copiarlo dal vivo. E mi sono portata via, di nascosto, una scapola. (Segue spiega alla settenne che sta mangiando un biscotto, di cosa sia e dove stia la scapola).
Poi, dopo che l’ho copiata sul mio disegno di compito, non sapevo più cosa farmene di ‘sta scapola e allora… siccome aveva una forma adatta ho pensato: “Diventerà un posacenere!” Ma mia mamma… [Nonna Dina, detta Nonna Temporale per motivi che sarò divertente raccontarvi] eh, avresti dovuto sentirla.
Una sera, a casa, appena ho appoggiato la sigaretta accesa sulla scapola, si è sprigionato quel puzzo di… hai presente quando bruciano dei capelli o le unghie? Ecco, e mia mamma mi ha ordinato di buttar via SUBITO quello strano posacenere. E io che non avevo mica il coraggio di riportarlo nelle segrete dove l’avevo trovato (per paura che mi beccassero e poi ci voleva del fegato a tornare là sotto…), allora l’ho portato al museo tal dei tali dicendo che l’avevo trovato in giro. E così lì l’hanno esposto in una teca. E in definitiva, escludendo la parte della storia in cui è stata bruciacchiata, alla fin fine ‘sta scapola ci ha pure guadagnato…”

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