I have a dream…

I have a dream
Ho sognato.
Ho sognato che io te e altri tre o quattro (un musico, un fotografo, un regista, un fonico, un copy, uno sceneggiatore,
in ordine sparso e di generi misti m-f) sceglievamo di dedicare un giorno alla settimana a pensare a delle cose da realizzare insieme.
E un altro a realizzarle per davvero.

Scrivevamo e giravamo la nostra sitcom minimale e la mettevamo tutte le settimane su youtube, ci inventavamo parodie di format tv o di spot, componevamo tutti i giorni un brano hip-hop sempre diverso leggendo in rima i giornali del mattino, musicavamo foto, fotografavamo canzoni, chiamavamo i nostri amici più rappresentativi (la portinaia saggia, il sessantenne figlio dei fiori, il professore ex galeotto e via così) e gli facevamo delle interviste che poi diventavano programmi in podcast, gli campionavamo le voci e le usavamo per le musiche, scrivevamo articoli, blog, fanzine, lettere d’amore, disegni, scarabocchi, sculture di caccole, mostre di tazzine infrante e chi più ne aveva più ne tirava fuori.

Eravamo tutti spirti artistoidi, oh yeah, e rispetto al passato c’erano due fondamentali differenze.
1. che gli acidi non andavano più di moda. Salute risparmiata.
2. che c’era la rete. Visibilità assicurata.
Eravamo tutti strastufi di autoindulgenza. Che era difficile farsi notare, che le case editrici no e le agenzie di pubblicità nemmeno, no, grazie, a meno che non stai nella manica di qualcuno. Ora non avevamo più scuse e lo sapevamo. La rete ci dava l’opportunità di creare, offrire, condividere. Con l’universo mondo.
Eravamo creativi, visibili, felici.

Poi un giorno arriva un tipo col sigaro e facendo un gesto ampio con la mano dice una roba tipo: Au macc fo dis creatifattori? Ai uonna bai io stattap!
Io mi giro, non vedo nulla e penso cazzo dice questo, non c’è una creative factory, non c’è una start-up, ci sono cinque o sei persone che si piacciono e producono e realizzano idee.
Ma poi ci capiamo e lui ci sgrana un signor assegno a patto di lavorare per lui.

Ho sognato che eravamo felici ancora per un po’. Ma poi litigavamo brutto brutto e stavamo per dividerci.
Allora, non potendo sopportare di perdervi, io ho preso con una mano il gruzzolo e con l’altra il fucile a pompa. Addio ragazzi.

Quaggiù nel paese dei tropici, sì dove il sole è più sole che là, ci sono davvero troppe zanzare.
E non si trova il salame di Varzi.
Per il resto, non mi lamento.

5 Comments on “I have a dream…

  1. ci sto, mi candido per fare il sessantenne figlio dei fiori

    e no che non litighiamo …

    mp

  2. ci sto. ovviamente per le caccole e per dividere il gruzzolo, scappando prima della roba del fucile a pompa. *SuperBimba*

  3. ma non ho capito: accetti candidature? o gli “spiriti artistoidi” ci son già?

    no perchè nel primo caso potrei candidarmi come …..sceneggiatrice? anche se tu la mia sceneggiatura in veneto non l’hai mai letta!

    oppure potrei fare la quarantenne figlia dei fiori ….

    bello come hai scritto, io aspetto sempre qualche parto eh?

    S.

  4. Ci serve un sessantenne ora. Non una giovanile signora ben lontana dai 60 ma molto addentro ai Sixties.

    il fucile a pompa è che sto in fase Lansdale e poi era un sogno troppo buonista se finiva bene per tutti.

    Cosa cosa cosa aspetti tu? un parto? Ah sì: io parto. Per il mare.

  5. giovanile (e piacente) lo dici a qualcun’altra! grrr

    mp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.