“In America c’è già”

Marco era curioso, onnivoro e col pallino per la tecnologia. Aveva fatto qualche esame a ingegneria, poi il lavapiatti e infine l’impiegato. E intanto cavalcava la sua fender e tutti i paradisi possibili negli anni ’70-’80. Diceva che leggeva solo la Settimana enigmistica ma era appassionato di fantascienza e cyberpunk e secondo me era pure abbonato a qualche strana rivista americana. Che allora mica c’era internet. E insomma ogni settimana ci raccontava le future rivoluzioni tecnologiche. E noi naturalmente gli si rideva in faccia. E lui diceva in America c’è già, si chiama mp3. Si perché lui le diceva con qualche anno buono di anticipo. Oppure diceva presto ci scaricheremo i film da casa (ah ah). Oppure che faranno i telefoni cellulari per navigare sul web (eh eh), per scaricare la musica (hi hi). E alla fine aveva ragione lui, succedeva tutto.

Da quando Marco non c’è più – ed è più di un lustro – noi abbiamo visto arrivare e abbiamo imparato a utilizzare man mano tutte le diavolerie che lui ci aveva raccontato.
Ci pensavo l’altro giorno leggendo del Kindle. Che probabilmente è l’ultima rivoluzione che lui ci aveva narrato. Poi basta.
(Ah ah, il libro elettronico che scarica i testi dal web, ah ah).

2 Comments on ““In America c’è già”

  1. diciamo che usarlo per pareggiare le gambe dei tavoli ti fa girare un po’ le balle.
    però magari è bello.
    (ah ah ah)

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