Rapp-Orto n. 1

Ho iniziato a marzo, con l’orto sul balcone. Ebbene su: è tempo di tirare un bilancio di un primo trimestre.

Iniziamo subito dai (pochi) fallimenti.

– Un basilico è morto di freddo a marzo sul balcone poco solatio.
– Un girasole è attualmente in sofferenza. Forse la convivenza con un pomodoro in un vaso troppo piccolo? Ma il girasole che c’entra? Ebbene il girasole è un pensiero nostalgico ai vecchi tempi in cui abitavo col Beppe. E il girasole nell’aiuola in cortile era venuto così alto ma così alto che pareva la marijuana che avevano piantato gli altri studenti, inquilini l’anno precedente. E forse poi non era un caso che quell’anno c’erano degli inquilini nuovi, noi.
– Una dionaea è in coma, ma quelle piante carnivore lì mi muoiono tutte.

Ok, ora passiamo ai successi: Read More

Altomincio: un signor weekend con la Burp Family

Sono passate due settimane e io se chiudo gli occhi sto ancora a mollo in quella piscina. Con la piccola che pascola serena nell’acqua bassa e la grande che si getta dagli scivoli. E Lady Burp che serenamente piglia il sole e chiacchiera con le altre mamme. Sono passate due settimane da quando siamo stati, tutti insieme, all’Altomincio Family Park, sul Garda, vicino a Peschiera, insomma proprio la zona dei super parchi di divertimento.

Ci ha invitati Elite Club Vacanze insieme ad altre 3 famiglie con mamma blogger. Si tratta di digital PR, sì, come ben sai: inviti i blogger a provare un prodotto o un servizio e loro poi ne scrivono. Negli ultimi anni io facevo appunto quello che selezionava e invitava. Da quando invece ho cambiato agenzia, sono tornato a far parte di un target, quello appunto dei blogger. Così, insomma sto riassaporando il piacere delle digital PR viste dal lato dell’ospite. E poi finalmente le agenzie hanno capito cosa sono: lo scrissi forte e chiaro su Twitter, “io sono una mamma blogger”. Read More

Risvegli

Sono sdraiato a letto semiaddormentato, prono. La stanza è completamente buia. Il rumore delle auto giù in strada nemmeno lo sento. La porta si apre e lei entra quasi senza rumore. Il letto è così vicino alla porta che non deve fare più di un passo. Sa esattamente cosa fare, lei. Si accoscia sul letto e mi scopre. Sento l’elastico dei boxer che si abbassa. Mi massaggia una quindicina di secondi e poi affonda il colpo. Decisa, precisa, scientifica.
Mhm. Gemo piano. Read More

Due battesimi. Ma molto speciali.

Era qualche anno che non partecipavo a un battesimo e nel giro di pochi giorni, ben due. E in uno sono stato persino officiante.

No, scordati il prete e l’acquasanta. Sto parlando di battesimo del rock.

Martedì scorso abbiamo portato Alice al Forum per Jovanotti. “Papà, non è vero che è il mio primo concerto, il primo è quello della Mannoia con la nonna…” “tsk, tranquilla che a ‘sto giro non ti addormenterai”.

Incredula per il numero di gente, stupita da papà e mamma che urlano e ballano come due regazzini, assordata dalla musica, perplessa dall’acustica del Forum, travolta dall’energia del concerto, ammirata dalle scarpe coi brillantini di Lorenzo, complice dei cori, preoccupata per l’ora tarda. Difficilissimo tirarla giù dal letto il mattino dopo. Son cose. Son soddisfazioni. Son prime volte. Battesimi appunto.

Passiamo al battesimo n. 2. Sabato mattina, teatro Arlecchino di Voghera, esecuzione di “Terra in bocca” riservata alle scuole: qualche terza media e prime, seconde e terze superiori. Qualche centinaio di ragazzi, insomma, che – signora mia – chissà cosa pensano e chissà che musica ascoltano. Ho pensato che se avessi visto a 13 anni un concerto così pieno di roba non sarei potuto rimanere indifferente: una storia di miseria, sangue e vendetta, la questione dell’acqua, una musica strana, cantautorale, rock, prog, jazz (una via di mezzo tra Battisti, la PFM e Davis elettrico, per dire), le parti parlate, musicisti con le palle, tanta energia, impegno, qualità.

Un successone. L’applauso con standing ovation che questi ragazzini hanno fatto al maestro Ellade Bandini, un pezzo della storia della musica italiana, valeva davvero moltissimo.

Così uscendo dal teatro a riveder le stelle e incontrato ohibò il sole (che erano le 11.35 e non è consueto terminar concerti a certe ore), ho pensato che magari a quei giovani per lo shock sonoro gli si poteva persino fermare lo sviluppo. Ma solo per quell’ora speciale del concerto. Poi invece gli si sarebbe accelerato. O meglio, magari gli si sarebbe reindirizzato.
Ho pensato (anzi spero) che qualcuno di loro scelga (o venga scelto dal)la Musica. E che tra 10-15 anni mi dica: ehi vecchio, lo sai che io ho iniziato a suonare proprio a causa di quel concerto che avete fatto voi, quella mattina di maggio a Voghera?

Prossime date: Fabrizio de Andrè e Terra in bocca

Il concept “Storia di un impiegato” di Fabrizio de Andrè è già andato in scena nel gennaio scorso. Ora lo risuoniamo, tale e quale ma ovviamente molto meglio. Cambiano invece le “altre storie” del titolo. In scaletta a ‘sto giro anche  A dumenega e Via del Campo.
Vi aspettiamo a SpazioMusica, mercoledì 11.

Sabato 14 maggio invece torniamo a proporre il concept “Terra in bocca”, il disco splendido e sfortunato che chiuse nel 1971 la carriera dei Giganti.  Con noi altri sul palco del teatro Arlecchino di Voghera anche il “gigante” originale Enrico Maria Papes e il mitico Ellade Bandini.
Ingresso 10 miseri € per un concerto memorabbile, citato anche da (me su) Wikipedia.

Passate a sentirci. Passateparola.

Piccole lettrici crescono #1

  1. Vacanze ieri e oggi, Nathalie Weil
  2. Ricette per storie a testa in giù, Bernard Friot
  3. Un fantasma in soffitta, M. Sarah Klise, Kate Klise
  4. Clorofilla dal cielo blu, B. Pitzorno
  5. Tea Stilton e la montagna parlante
  6. La storia di Anne Frank, Menno Metselaar, Ruud van der Rol
  7. La casa sull’albero, B. Pitzorno
  8. La bambola dell’alchimista, B. Pitzorno
  9. I meravigliosi animali di Stranalandia, Stefano Benni
  10. Perché le stelle non ci cadono in testa, Federico Taddia, Margherita Hack

Ecco i 10 libri che Alice ha letto da marzo in qua, da quando abbiamo stipulato il patto del Nintendo DS. Se le chiedi quale le sia piaciuto di più, ti dice il numero 9. E poi attacca a parlare in osvaldese.

Io sono piuttosto orgoglioso di lei, anche perché è del tutto evidente che questo mese ha letto molti più libri di me.
Ora tutto questo si tradurrà in qualcosa di Super Mario se non ho capito male…

 

Non ho (più) l’età

Che non ho più l’età è chiaro. L’età per cosa, ancora non si capisce esattamente.
Forse per sfrecciare in monopattino per le vie della metropoli?
Forse per uscire la sera a suonare? E sciropparmi il carico e scarico del piano elettrico che a inizio serata pesa kg 21,5 e alla fine magicamente pesa 51,2?

Deve essere stata una di queste due giovanilissime – ma deliziose – attività a stroncarmi un gomito la settimana di pasqua. Si è gonfiato come un meloncino e pungeva come un porcospino.

Ora migliora. E soprattutto il doc dice che non c’è nulla di rotto, né tendini sfilacciati o laceri. Solo una signora infiammazione, insomma. Mrs Infiammation.
Oggi è il primo giorno in cui digito con entrambe le mani. Per un webgrafomane come me, restare giorni con un arto bloccato è una pena non indifferente. Avete idea di come sia digitare solo con la sinistra? (Che per altro di quella mano vi siete rotti 3 dita nel ’91 e anche lì avevate deciso che non avevate più l’età per giocare a calcio di notte nei parcheggi ghiacciati, specie se brilli, ricordi zio?).

In ogni caso non facciamola tanto lunga. Ancora un paio di giorni e tutto ritornerà come prima, vero amico gomito destro?

Sappiate che: se volete mie news siete autorizzati a telefonarmi più che a scrivermi, dato che sono lento nelle risposte.

E che se mi scrivete una mail, preferisco che precompiliate da voi anche le risposte.
Esempi:

1. Ciao Zio, come stai?

a) ho visto giorni migliori
b) gomito a gomito col gonfiore
c) fatti i cazzi tui

2. Ciao Zio sono confermati i tuoi concerti di maggio?

a) certo, senza se e senza ma
b) appena mi restituiscono il gomito te lo dico
c) m’aggio rotto o cazz, guagliò, smamma

10 libri per lei. Posson bastare?

Ho fatto un patto con la primogenita. Non c’era un piano preciso, mi è uscita così, in un momento in cui era partito il ritornello del me-lo-compri-dai-papà-dai.

Ecco cosa mi è uscito: “Ok Alice, facciamo così: ogni 10 libri che ti leggi, ti regalo un gioco del Nintendo.”

Alice è molto sveglia, curiosa e legge volentieri. E le piace anche il Nintendo, che usa senza eccessi. Alice ogni tanto si lamenta che le regalo sempre libri (papà ma lo sai che esistono anche i giochi sì?), però poi se li legge e si diverte.

E poi pensavo: gente, 10 libri non sono pochi. Dieci libri sono dieci libri. E a 9 anni, non parlo di libri illustrati, parlo di romanzi o raccolte di storie, ma comunque libri.

Poi ovviamente ne è nato anche un mercato di trattative:
– “papà ma un libro riletto vale?”  Io direi di no, sennò questa mi frega.
– “papà ma un libro come Harry Potter vale doppio?” Mmm forse questo potrei concederglielo.

E comunque un po’ mi devo fidare. Voglio dire, non la posso mica interrogare dopo ogni libro per vedere se l’ha letto davvero no?

O dite che dovrei?

Ne parliamo quando torno. Ora vado in III B a leggere “Testa di bufala”.

Le biciclette innamorate


Tutte le mattine io la lego.

La lego al palo, la mia bici nera scassona e cigolante. La lego al palo all’angolo che c’è tra l’edicola e la stazione. Dall’altro lato dell’angolo, legata allo stesso palo c’è un’altra bici, un po’ meno scassona e blu.

Alla sera quando arrivo l’altra bici è ancora lì. Certe volte al mattino presto arrivo prima io, altre volta la trovo già lì.

Non so di chi sia, quella bici gemellata alla mia dal destino.

Ora, se questa fosse la trama di una commedia romantica, i due ciclisti pendolari un giorno per caso si incontrerebbero. Magari incrocerebbero gli sguardi proprio mentre stanno chinati con la catena in mano sulla ruota posteriore. Lei avrebbe i capelli ricci e le guance rosse per il freddo. Lui arrossirebbe un po’ nel suo cappotto troppo largo. Poi forse prenderebbe l’iniziativa. “Le posso offrire un caffè signorina?” Read More

Signori, si cambia.

 

Ecco, dicevamo. Oggi è stato il mio ultimo giorno in Ambito5. Dopo 4 anni belli e intensi.
Quello che vedete è il santino, sì proprio l’immaginetta, che i colleghi hanno messo accanto agli schermi per ricordarmi. Non ho mai fatto quella faccia in 4 anni, ma quella cosa l’ho ripetuta in mille salse tutti i santi giorni.

I ragazzi mi hanno fatto pure un regalo. Sì, un bellissimo regalo.

Quando sono entrato qui non avevo ancora 40 anni, avevo una figlia sola, non avevo i peli bianchi nella barba, i blogger erano così giovani che ancora portavano le braghe corte e la blogosfera qui intorno era quasi tutta campagna.
Ora al suo posto c’è il web2.0, che ben presto è diventato una, cento, mille città. Si sono moltiplicati gli utenti, i servizi, i social cosi, le aziende, le agenzie.
Lascio un’agenzia solida, in vertiginosa crescita, con una guida sicura, persone di qualità in tutti i ruoli e un ambiente decisamente invidiabile. Lascio colleghi con cui ho condiviso gioie e dolori, oneri e onori, rigori e sudori, cappucci e brioches. Lascio persone da cui ho imparato (parecchio) e persone a cui ho insegnato (tutto quel che loro son riusciti a rubarmi stando attenti). Lascio una divisione social che conta ormai ben 7 unità. Tanto non ci si perde mica di vista no?

Ho riletto i due post che scrissi 4 anni fa, all’ultimo cambio di impiego. Quello dell’ultimo giorno di lavoro e quello di qualche giorno dopo quando ti parte lo stream of consciousness e ne esce un post sgrammaticato ma molto sentito (e dentro il quale quel telefono che suona è proprio quello che mi avrebbe portato questo lavoro qui).

Poi, sempre in treno, perché è sul treno che ci pensi, ho realizzato un’altra cosa. Che nelle due ultime occasioni in cui ho cambiato lavoro, ebbene entrambe le volte mi sono anche riprodotto. Che Alice e Viola hanno 9 e 3 anni, l’età dei miei grandi cambiamenti.
Forse è per quello che questa primavera mi sono fatto contagiare dall’orto sul balcone.
Che era tempo di semine.
E stavolta – almeno per ora – ho seminato lì.