Genova e il Festival della Scienza (before the deluge)

È impossibile oggi scrivere un post su Genova senza pensare a quello che è successo venerdì. Noi a Genova eravamo stati pochi giorni prima. E questo è il post che ha atteso 4 giorni per passare dal taccuino in cui è stato abbozzato, a questa forma. Lo posto ora nella sua integrità, tenendone fuori quel che abbiamo provato dopo: la nostra infinita tristezza e partecipazione.

Quando una mia antica collega di una grande agenzia di traditional PR mi ha invitato – in quanto babbo blogger – a Genova per il Festival della Scienza ho pensato tre cose:
1. che anche le agenzie di traditional PR si muovono sul digital
2. che l’invito era azzeccato e gradito
3. che sarebbe stata un’occasione per (ri)scoprire Genova e scoprire il Festival della Scienza.
Ed è andata esattamente così.

In una di quelle giornate di sole che, dato che ti trovi a Genova, sembra marzo e non novembre, ci siamo divisi la giornata tra microfilm in plastica idrosolubile, antichi calcoli sumeri, scrittura cuneiforme, topi privi di testa e moscerini dotati di ali vestigiali.

Sutter ci ha offerto la spiegazione e l’esperienza diretta di un detersivo superconcentrato (ilSalvambiente) ospitato dentro una pellicola di plastica idrosolubile, in sostanza una piccola sacca trasparente. Ci ha ricordato quanti milioni di flaconi di plastica (non idrosolubile) all’anno diventano rifiuti da smaltire. E quanto l’ambiente potrebbe giovarsi di una maggiore diffusione della plastica che si scioglie in acqua. C’erano, al nostro turno, una dozzina di bambini con occhi e orecchi ben incollati all’esperimento. Io personalmente ne ho capito di più di come funzionano i detersivi: l’esempio del verme con la testa idrofoba e la coda idrofila è stato illuminante. Read More

La dirimpettaia – La collega di fronte

E’ da quando ho cambiato lavoro che penso a questo argomento. Già, perché qui in Kettydo mi sono trovato di fronte una nuova dirimpettaia. Ma mantenevo un forte cordone ombelicale con precedente. E con le altre passate.
Già, la dirimpettaia, appunto. Un legame che non passa.

La dirimpettaia è la collega che siede di fronte a te, alla tua scrivania. Negli anni, da quando lavoro, ne ho avute diverse, ma non molte: solo quattro. Perché sono un pantofolaio stanziale, perché ho cambiato pochi lavori e quindi poche dirimpettaie.
Perché la dirimpettaia non è una collega qualunque. Perché è – e ben presto diventa – una persona speciale. Perché non tutte sono portate per essere dirimpettaie. Perché io, sia chiaro, ho avuto in dono le migliori dirimpettaie possibili e questo post ha l’intento dichiarato di farle sentire tutte speciali. E soprattutto di farle smettere di essere “gelose” l’una dell’altra. Read More

La scuola è cambiata. Quasi tutta.

Dallo scorso maggio, come parecchi di voi già sanno, tengo una mia rubrica su Style.it “Dalla parte dei papà“. Uno spazio che condivido con altri due babbi blogger (che tra l’altro scrivono e raccontano benissimo le loro rispettive avventure e riflessioni).

Da oggi inizio a ripubblicare i miei pezzi anche qui sul blog, a qualche settimana di distanza dall’uscita su Style. Ecco il primo.
Buona lettura.

La scuola è cambiata. Quasi tutta.
Pubblicato su Style.it il 9 maggio 2011.

Mia figlia Alice fa la terza elementare e noi stiamo ancora cercando di orientarci. Il sussidiario non esiste più e il libro di lettura nemmeno. Il compito in classe si chiama verifica. L’inglese si studia fin dalla prima elementare e pure quasi il computer. Bisogna portare la “penna cancellabile”. La gomma pane è una specie in estinzione.

La maestra sono due maestre. O tre maestre. (Almeno in prima, poi deve esserci stata una qualche epidemia perché man mano ne è rimasta quasi solo una). Quella che chiamavamo ginnastica si chiama Educazione motoria, mentre il disegno ora si chiama Arte e immagine. I regoli, poi. Ma io ancora non ho capito cosa diavolo siano.
Il doposcuola si chiama tempo pieno. Sennò c’è il modulo, che è un po’ meno pieno del tempo pieno. Il bimbo handicappato ora si chiama studente con disabilità . Noi a scuola ci si portava le figurine, questi ci porterebbero il lettore mp3, il cellulare e la playstation. Nella classe di mia figlia ci sono bimbi di almeno tre etnie e relative religioni. Forse solo l’alfabeto è rimasto lo stesso, ma sinceramente non ci giurerei.

È stato quando Alice mi ha raccontato che la Macedonia stava nel frigo e che il vaso da notte rappresenta una città americana che ci siamo finalmente tranquillizzati. Grazie Pierino. Abbiamo tutti bisogno di saldi punti di riferimento.

La bicicletta dei supereroi

Insomma, da quando ho una bici pieghevole (qui la vedete in ufficio) con le ruotine piccole con cui salgo sul treno e percorro ben 12 km al dì, essa si sta rivelando anche un inatteso strumento di socializzazione e conversazione. Il vecchietto del barsport (questa è quella che si piega in borsetta?), i colleghi (posso provarla? devo andare a fare una corsa dal tabaccaio…), la pendolare ferroviaria (ma paga il biglietto lei?) e soprattutto i bambini.

L’altro giorno, dalle parti di Corvetto, su un marciapiede bello ampio supero un terzetto così composto: babysitter al centro, che tiene per mano due nanetti sui 5-7 anni entrambi con regolare maglietta di Superman.
Pedalo veloce e sento una vocina: “Eh, ma quella lì è una bici da bambini…”
Sterzo dolcemente, scendo dal marciapiedi e risalgo proprio davanti al terzetto.
Frenata sicura, sterzando tutto, con leggera ma scenografica sgommata posteriore.
E poi mi esce una voce quasi western, con una gran grinta e un tono di sfida, ma nel complesso rassicurante.
“Questa non è una bici da bambini: è una bicicletta pieghevole, è la bici dei Supereroi. Anche Batman ce l’ha.”
Senza attendere replica, volto il cavallo e pedalo via, in una scia di muto stupore.

Perché (ri)leggere i (nostri) classici

Il mastello dei libri

I libri bellissimi sono quelli che puoi rileggere anche dopo tanto tempo e te li rigodi tutti ancora. Io mi scordo apposta le storie per potermele godere daccapo. No, non sono smemorato, non fraintendete. Mi sono educato a dimenticare.
Poi però ci sono i libri indimentcabili. Quelli che ogni volta che li rileggi, ti svelano qualcosa di te. E questi io li chiamerei proprio i “classici”, i tuoi classici. Perché sono quelli che ti hanno cambiato la testa, il cuore, la scrittura. O addirittura la vita. (Sarebbe bello allargarci. Quanti sono i “classici” nella vita di un uomo? Quali sono i tuoi? Ma ne riparliamo.)

Ecco, per esempio, un paio di estati fa ho ripreso “Natura morta con picchio”, di Tom Robbins (letto la prima volta nel 1994). E pensavo: madonna mia quante cose gli ho rubato io a questo stile qui, a questo genio qui. Ché prima di quel libro io mica scrivevo in quel modo. E lo stesso probabilmente penserei di “Castelli di rabbia”, di Baricco, letto nell’estate del ’96.

Ma non divaghiamo. Oggi si tratta di Pennac. Read More

Vodafone InFamiglia (e la privacy di mia figlia)

Qualche giorno fa (oddio ne sono già passati così tanti?) sono andato a curiosare all’aperitivo che Vodafone ha organizzato con genitori blogger per presentare il progetto InFamiglia. Un’idea pensata per essere accanto alle famiglie nell’uso più consapevole delle nuove tecnologie.

Io sono un genitore tecnologico? Sì, ma quanto? Mia figlia, classe 2002, è una nativa digitale? Tra quanto me la troverò su Facebook? (O su Google+?) A che età avrà (diritto al) il suo primo cellulare? Come faremo a vegliare sulle sue navigazioni e frequentazioni web? E il digital divide? E le dipendenze di cui si parla in giro?
Queste e altre domande io me le pongo abbastanza regolarmente. E le risposte me le do strada facendo. Per ora Alice conosce internet soprattutto per un paio di servizi e per il mio blog. Read More

Una prece per la bici

E’ morta. La mia bici romantica e scassata.
Ve l’avevo presentata che era innamorata. Poi ha sofferto. Le hanno rubato l’angolo. E la creatura amata. Si è depressa. L’ho parcheggiata alla fermata del bus. Non fatelo mai, specie se ci bazzicano tutto il giorno quei perdigiorno dei giovani studenti. Ha preso un calcio da un vandalo: raggi infranti, ruota piegata. E’ andata in coma. L’ho portata dal ciclista. Ha scosso la testa. Mi ha appoggiato una mano sulla spalla.
Poi ha posto fine alle sue sofferenze.
Negli stessi giorni in cui scrivevo un post sul ciclo, perdevo il mio ciclo.
Amen.

 

Sabato 18 giugno: Terra in bocca a S. Martino in Rio (RE)

Pensavo che:
1. ecco, ora siamo diventati un musical!
2. erano aaanni che non stavo su una locandina con l’ANPI.
3. sarebbe stato bello e utile suonare questa storia (di acqua pubblica contesa tra mafia e malaffare) dentro la campagna referendaria. Ma sarebbe stato tristissimo suonare senza un quorum. E invece ora si può festeggiare!
Vi aspettiamo. Seguite il profumo di salamella e gnocco fritto e ci vediamo lì.

 

Tutta la banda: Spazio Musica Ensemble, Sacher Quartet, & guests.
Da sinistra in alto: Paolo Terlingo (chitarra e voce), Ellade Bandini (batteria), Mariano Nocito (basso), Stefano Resca (batteria), Alberto Favale e Alfredo Turicci (cori), Marco Prestini (tastiere).
Da sinistra in basso: Cristiano Callegari (pianoforte), Matteo Callegari (voce solista e chitarra), Enrico Maria Papes (voce e djembè), Laura Marchesi e Giuliano Ferrari (cori).